Il problema non è il problema. Il problema è il tuo atteggiamento rispetto al problema. Comprendi? - Jack Sparrow
Come coach mi capita di ascoltare le storie di tante persone e quasi tutte loro si presentano con un problema da risolvere.
Ti è mai capitato di sentirti bloccato in una situazione difficile, senza sapere come uscirne? Di provare a risolvere un problema ma di ottenere solo risultati peggiori? Di provare frustrazione, impotenza, o addirittura disperazione?
Se la risposta è sì, non sei il solo o la sola. Molte persone si trovano ad affrontare problemi che sembrano insormontabili, che si tratti di questioni personali, professionali, relazionali, o di altro tipo. Spesso, queste persone cercano di applicare le soluzioni più logiche, razionali, e consigliate, ma senza successo. Anzi, a volte le soluzioni tentate finiscono per aggravare il problema, creando un circolo vizioso.
Perché succede questo? Perché il problema non è il problema. O meglio, il problema non è quello che pensiamo che sia. Il problema è la nostra prospettiva sul problema, il modo in cui lo interpretiamo, lo definiamo, e lo affrontiamo. Il problema è il nostro sistema di pensiero, che ci impedisce di vedere le cose in modo diverso, di aprire la mente a nuove possibilità, di sperimentare soluzioni alternative.
Per approfondire questo concetto, possiamo usare una metafora: il problema è come una lente che distorce la realtà, e che ci fa vedere le cose in modo errato o limitato. La lente è il nostro sistema percettivo-reattivo, che influenza profondamente il modo in cui interpretiamo la realtà, le credenze che abbiamo, le aspettative che ci poniamo, ma anche le nostre resistenze al cambiamento, le regole che seguiamo, le soluzioni che proviamo. Il tutto avviene in maniera spesso rigida, automatica e inconsapevole, e ci porta a ripetere gli stessi errori, a rinforzare il problema, a chiuderci in una visione negativa e pessimista.
Per risolvere il problema, dobbiamo cambiare la lente, ovvero, in ultima analisi, ricalibrare il nostro sistema percettivo-reattivo. Dobbiamo mettere in discussione le nostre interpretazioni, le nostre credenze, le nostre aspettative, le nostre regole, le nostre soluzioni. Gestire le nostre resistenze al cambiamento. Dobbiamo aprire la mente a nuove possibilità, a nuovi punti di vista, a nuove strategie.
Per fare questo è necessario essere flessibili, creativi, e curiosi, ma dobbiamo prima di tutto sperimentare soluzioni alternative, che siano in contrasto con quelle fallite, che siano semplici, concrete, e realizzabili.
Questo cambiamento di prospettiva non è facile, e può essere reso più semplice avvalendosi dell'aiuto di un coach (per la cura di patologie bisogna invece ricorrere a un medico o a uno psicoterapeuta, mi raccomando!), che possa guidarci e accompagnarci nel nostro percorso di miglioramento personale e professionale.
Questo è il punto di partenza del Modello Strategico, il modello di Coaching che ho sposato, un approccio innovativo alla risoluzione dei problemi, sviluppato da due giganti della psicologia e del Coaching, Giorgio Nardone e Paul Watzlavick. Il Modello Strategico si basa sull'idea che i problemi non sono oggettivi, ma soggettivi, e che quindi possono essere modificati cambiando il modo di percepirli e di agire su di essi.
L'approccio Strategico non si occupa di analizzare le cause dei problemi, di cercare le spiegazioni, di dare consigli, o di fornire soluzioni standard. Al contrario, si concentra sul presente, sulle caratteristiche specifiche del problema, sulle soluzioni tentate e fallite, e sulle eccezioni, ovvero i momenti in cui il problema non si manifesta o si attenua. Il Modello Strategico mira a interrompere il circolo vizioso del problema, a creare una rottura nel sistema di pensiero, a provocare un cambiamento di prospettiva, e a stimolare la creatività e la flessibilità del cliente.
Il coach che segue questo modello non dà consigli né fornisce soluzioni standard, ma stimola il cliente a scoprire le proprie risorse, a costruire la propria soluzione, a verificare i propri risultati. Il coach usa una serie di tecniche specifiche, come le domande strategiche, le parafrasi ristrutturanti, le formule evocative, e le prescrizioni, che hanno lo scopo di interrompere il circolo vizioso del problema, di creare una rottura nel sistema, di provocare un cambiamento di prospettiva, e di attivare la creatività e la flessibilità del cliente.
Come si fa a mettere in pratica il Modello Strategico? Ci sono tante tecniche a disposizione del coach, in questo articolo accennerò ad alcuni passaggi generali del processo di Coaching, che possono essere riassunti così (a titolo esemplificativo ma, ovviamente, non esaustivo!):
- Definire il problema in modo operativo, ovvero descrivere cosa succede, quando, dove, con chi, e come, senza usare termini astratti, vaghi, o generalizzanti.
- Identificare le soluzioni tentate e fallite, ovvero le azioni che il cliente ha messo in atto per risolvere il problema, ma che non hanno funzionato o hanno peggiorato la situazione.
- Individuare le eccezioni, ovvero le situazioni in cui il problema non si verifica o si riduce, anche in modo temporaneo o parziale, e le condizioni che le favoriscono.
- Costruire una soluzione su misura, ovvero una strategia di intervento, che sia in contrasto con le soluzioni tentate e fallite, che sia semplice, concreta, e realizzabile, e che sia formulata in termini positivi e di cambiamento.
- Verificare i risultati, ovvero monitorare gli effetti della soluzione, valutare il grado di soddisfazione del cliente, e eventualmente modificare o integrare la strategia.
Naturalmente, ogni problema è diverso, e richiede una soluzione personalizzata, che tenga conto delle caratteristiche, delle risorse, e delle aspettative del cliente. Il Modello Strategico non offre ricette magiche, ma strumenti per stimolare il pensiero e l'azione, per favorire il cambiamento e la crescita, per risolvere i problemi in modo efficace e duraturo.
Se vuoi saperne di più su questo approccio, ti consiglio di leggere i libri di Giorgio Nardone e Paul Watzlavick, che sono ricchi di esempi, spiegazioni, e consigli pratici. Inoltre, ricorda che sono sempre a tua disposizione per guidarti e accompagnarti nel tuo percorso di miglioramento personale e professionale.
Spero che il mio articolo ti sia piaciuto e ti sia stato utile. Se hai domande, commenti, o feedback, scrivimi pure. Ti ringrazio per aver letto il mio blog!
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